Diversamente da quanto prevede il nostro dettato costituzionale, ancora oggi, troppo spesso, la scuola educa alla competizione anziché alla solidarietà, all’individualismo anziché alla collaborazione, si preoccupa della trasmissione di contenuti, senza stimolare la riflessione. Questa idea di scuola alimenta la narrazione dominante e genera nelle/nei giovani sfiducia e insicurezza nei confronti delle istituzioni, della giustizia, deperisce la qualità della convivenza e favorisce rassegnazione e disimpegno. Come si esce, quindi, da questo modello di “scuola di arroganza” (Caselli, Lo Forte, 2011, 8), da quella che Freire definisce “educazione bancaria”? Un'altra idea di scuola è possibile solo passando attraverso un’analisi critica degli approcci pedagogici che si utilizzano in aula, ognuno dei quali determina, a sua volta, una specifica idea di cittadinanza. Come si educa, dunque, alla legalità, al vivere bene insieme? Idee come l'Apprendimento servizio solidale e il Good Work ci indicano una via responsabile e partecipata per la costruzione di una legalità democratica che può essere sostenuta attraverso la creazione di reti tra scuola e territorio.
Questo è un anticipo di ciò di cui parleremo il prossimo 13 dicembre a partire dalla presentazione dei due volumi:
P. Lotti (a cura di) (2021), Apprendimento servizio solidale. Proposta pedagogica e psicosociale nel contesto teorico internazionale, Franco Angeli, Milano
G. Caselli, G. Lo Forte (2021), La giustizia conviene. Il valore delle regole raccontato ai ragazzi di ogni età, Piemme, Milano